Il compito della scienza è stato, finora, quello di separarsi dal dominio della spiritualità per apprezzare la materialità dei fenomeni fisici. La separazione di queste due realtà dell'esperienza umana è stata necessaria, una sorta di divisione "operativa" di una stessa unità per permetterne una conoscenza più precisa e organizzata.
La scienza ci ha aiutati a comprendere cose incredibili, ed a produrre oggetti tecnologici grandiosi, se non si fosse temporaneamente separata da tutto ciò che non è direttamente osservabile, non saremmo mai riusciti ad ottenere questa rapida evoluzione.
Ma nel momento in cui molte cose sono state comprese, è ora di "ricordarci" che la separazione l'avevamo fatta noi per scopi meramente operativi e, quindi, può essere abbandonata. Prima o poi qualcuno si dovrà occupare di rincongiungere i due opposti duali. Un po' come nelle culture orientali è assolutamente comprensibile e scontato che Yin e Yang siano aspetti della stessa unità, mentre per noi quasi tutti i concetti opposti si trovano lungo un continuum che va da un concetto al suo opposto (bene e male, scienza e spiritualità, caldo e freddo, bianco e nero, e così via), così anche noi dovremmo iniziare "ricordare" che ha perfettamente senso considerare l'unità e non solo le sue parti, e che la distinzione l'abbiamo fatta noi coscientemente per poter studiare meglio tutte le forme e gli stati assumibili dall'energia quando si materializza sul piano fisico e si muove all'interno delle prime tre-quattro dimensioni.
Nel campo della psicologia, ad esempio, il dualismo è tra mente e cervello, ma nella nostra esperienza reale queste due essenze fenomenologiche non sono affatto divise. Come il fotone è sia onda che particella, il nostro cervello è sia una macchina che funziona in un modo che noi possiamo studiare, sia qualcosa che contiene qualcos'altro di invisibile, ma probabilmente anch'esso scientificamente osservabile (prima o poi).
Anche la scienza stessa è stata suddivisa in aree e argomenti per poter studiare meglio ogni aspetto della vita. Però non bisogna dimenticare che tutte queste suddivisioni sono, ancora una volta, operative, perché in realtà appartengono tutte alla stessa fantastica realtà che viviamo. Così il microcosmo va integrato nel macrocosmo, nonostante vengano studiati separatamente per poterli capire (e apprezzare) meglio. "Come è sopra così è sotto", lo affermiamo da tempo. Le leggi della fisica possono essere cambiate nel momento in cui non fossero più adatte a descrivere tutti gli aspetti della nostra esperienza fenomenologica, i paradigmi si possono cambiare senza remore nel momento in cui si mostrano insufficienti a spiegare tutto ciò che accade.I primi filosofi ancora non avevano effettuato la suddivisione della scienza in diverse aree, difatti tutti diffondevano informazioni utili allo stesso tempo sulla divinità, sulla psicologia umana, sulla medicina e sulle scienze più tipiche come matematica, fisica, ecc. Non è un caso che i primi filosofi fossero allo stesso tempo matematici e psicologi e parlassero degli dei come di qualcosa di assolutamente "naturale".
Come uno scienziato, ognuno di noi è qui per esperire lo stato fisico della materia. Il nostro compito è riportare il risultato dei nostri esperimenti ai livelli superiori dell'Universo, con un movimento che va dal nostro piccolo ma immenso microcosmo che è il nostro Pianeta alla parte più profonda ed energetica del Cielo (l'Universo). Il ragazzo argentino Mathias de Stefano ricorda che, quando ancora le piramidi erano un'idea negli "architetti" dell'antichità, questo "progetto" si chiamava "Ater Tumti" ("portare il Cielo alla Terra"), che dovrà essere completato con un "Tum Aterti" ("riportare la Terra al Cielo") una volta terminato il processo di "illuminazione" della Terra con tutte le forme di vita su di essa.
La scienza ha uno scopo grandioso, che non è quello di asservire alle esigenze dell'ancora limitato essere umano, ma di comprendere e conoscere tutto ciò che esiste, assimilandolo ed organizzandolo in leggi affinché tutto abbia un senso anche per noi che abbiamo una visuale limitata. La scienza, diceva Einstein, ricerca il bello e il vero, esattamente come il καλὸς καὶ ἀγαθός (kalos kai agathos) dei filosofi greci, che miravano al raggiungimento dell'ἀλεθεία (aletheia, la verità). Ed è anche lo scopo ultimo della religione: dare un senso alla vita dell'uomo, aiutandolo a comprendere l'infinito (la divinità), spiegandogli attraverso quali forze (l'Amore) tutto si disvela e si materializza.
L'esistenza delle energie invisibili è già stata appurata dalla scienza. Eppure una gran quantità di conoscenza secolare viene ignorata deliberatamente dalla scienza, relegando alcune cose nell'ambito "inferiore" dell'esoterismo, del fanatismo e dell'anti-scienza. Ciò è stato assolutamente funzionale allo sviluppo della scienza stessa, che inizialmente ha avuto l'arduo compito di separare le credenze popolari infondate, i fanatismi religiosi, le superstizioni e le speculazioni di persone che perseguivano i propri interessi a sfavore dei più creduloni.
Se la scienza non si fosse "liberata" di queste cianfrusaglie, non sarebbe stata in piena forma per affrontare argomenti di livello ben superiore.
Recentemente, però, l'interesse della scienza si sta rivolgendo a tutte quelle pratiche, a tutte quelle evidenze secolari, che pur essendo visibili a tutti (e dunque non fantasie di seguaci new age o stregoni e illusionisti), non trovano ancora spazio nelle spiegazioni scientifiche della realtà.
Sembra infatti che stia aumentando l'interesse nei confronti di un'energia sottile ed invisibile, non ancora completamente identificata, che potrebbe dar conto di concetti religiosi come "anima" o "spirito", ma anche spiegare come sia possibile guarire alcune malattie con la semplice pressione di alcuni punti del corpo (o la disposizione di aghi lungo gli stessi meridiani corporei) come da secoli la medicina cinese riesce a fare. O che potrebbe spiegare i cosiddetti "fenomeni paranormali", non ancora pienamente screditati, nonostante il gran numero di comprovati tentativi di truffa e di casi ingannevoli, ovvero spiegabili tranquillamente per mezzo delle attuali conoscenze scientifiche.
La verità è sempre stata sotto i nostri occhi, è lì...e continuerà ad esserlo. Sta a noi apprezzarla, lavorare duro per comprenderla e comportarci di conseguenza.
L'ecologia deve permeare le nostre vite come se fosse religione, la psicologia deve mirare a raggiungere non solo la parte visibile del nostro comportamento, ma anche la nostra essenza spirituale, come se fosse una cura per la mente ed il corpo, che non possono essere distinti. La fisica, insieme all'astronomia, deve poterci indicare quante e quali realtà esistono in punti diversi dello spazio e del tempo, e in quale punto ci troviamo noi. La matematica, con tutte le altre discipline scientifiche, si dovrà far carico di comprendere la geometria universale e trovare le formule per descrivere tutto questo meraviglioso intreccio divino.
L'idea è "ricongiungere" ciò che per secoli è stato (giustamente) separato. Ma soprattutto, nel momento presente, è necessario accettare la crisi e il cambiamento con spirito di adattamento ed energia positiva, perché (come ci ricorda anche quella persona estremamente intuitiva che è Einstein), non c'è cambiamento né progresso senza crisi...è quando tutto è perduto e abbiamo perso ogni comodità che il nostro ingegno mostra la sua parte migliore...siamo arrivati in un punto di non-ritorno con il nostro pianeta, rispetto allo sfruttamento: invertire la rotta è un obbligo morale. Chi saprà vibrare con le giuste frequenze, vedrà la crisi non come la fine di tutto quello che avevamo raggiunto come umanità, ma come l'inizio di un'era nuova, astronomicamente parlando l'inizio dell' "alba galattica", dove le nostre conoscenze saranno messe a disposizione di tutti, e soprattutto del Pianeta e gli errori fatti nei millenni passati potranno servire a costruire qualcosa di nuovo e più consapevole: mai dimenticarsi che ciò che il bruco chiama "fine del mondo", il mondo lo chiama "farfalla"...